La storia del motociclismo italiano ad Ospedaletti

L’Italia non fu il primo Paese apparso sulla scena del motociclismo agonistico, ma scrisse pagine memorabili, dal dopoguerra alla discesa in campo dei giapponesi, proprio nel periodo in cui si corse ad Ospedaletti.

La Guzzi e la Bianchi, per prime, realizzarono bolidi concepiti per le corse ed il primo campionato d’Europa si tenne in Italia, nel 1924 a Monza, limitato alla categoria 500.

Quel Gran Premio vide per la prima volta il trionfo di una casa italiana, la Guzzi, che, con la 4 valvole guidata da Guido Mentasti, si impose sulle inglesi.

Da quel momento, in tutti i Paesi d’Europa, rivaleggiarono moto inglesi ed italiane.

Tra il 1930 ed il 1940 la rivalità andò crescendo e la Guzzi entró nell’elite del motociclismo mondiale con l’affermazione al Tourist Trophy del 1935, con la 250 e la 500 guidate da Stanley Woods.

Intorno al 1940 le monocilindriche Norton, mono e bialbero, non erano più le favorite, difatti, nel Campionato d’Europa primeggiarono le Gilera a quattro cilindri.

Dopo la guerra maturarono le condizioni per l’avvio del Campionato mondiale, con regolamento condiviso da ogni Nazione facente parte della Federazione Motociclistica Internazionale.

Il Campionato fu programmato nel 1949, con il divieto di usare il compressore e la suddivisione nelle classi: 125, 250, 350, 500 e sidecar.

Prevalsero le Guzzi, le Gilera, le Mondial e le MV Agusta, precisamente nella 500 si affermarono le quattro cilindri, mentre nelle altre classi si alternarono Guzzi (250 e 350), Mondial (125, 250) ed MV Agusta (350).

Nel 1960 il Campionato mondiale era saldamente nelle mani delle italiane o, meglio, dopo il ritiro di Guzzi, Gilera e Mondial (avvenuto nel 1957), della Mv Agusta.

In quegli anni vennero prodotte le prime utilitarie ed il motociclismo subì una crisi, dacché ogni famiglia aspirava ad acquistare un’auto e muoversi comodamente. 

La crisi venne superata anche grazie agli antagonismi tra Agostini, Pasolini, Hailwood, Read e Saarinen, che risvegliarono la passione per le due ruote.

Sull’onda dell’entusiasmo crebbero altri grossi nomi dell’industria italiana, come Benelli, Laverda e Ducati.

Il declino delle moto italiane, ad opera delle giapponesi, risale agli anni ‘70, allorquando cessarono le corse sui circuiti cittadini, incluso Ospedaletti.

In quegli anni, grazie anche alla Harley-Davidson di Varese ed alla Morbidelli, scalarono le vette del mondiale un buon numero di campioni italiani, come Pileri, Villa, Bianchi, Lucchinelli, Ferrari ed Uncini.

Alla Rievocazione 2022, come già svelato, parteciperanno i Campioni del mondo Agostini, Read, Braun, Bianchi e Lazzarini.

Abbiamo anche parlato del motociclismo inglese e della presentazione dei volumi dedicati ad Agostini e Grassetti.

Non ci resta, quindi, che focalizzare l’attenzione sulle moto italiane che vedremo ad Ospedaletti.

Segnaliamo le Guzzi 500 e 250 che dominarono le corse nell’anteguerra, la Guzzi 8 cilindri, la Gilera 500 4 cilindri, le Gilera 500 Sanremo, le Benelli 500 4 cilindri, la Mondial 125 e 250, la Morini 250 GP e le Mv Agusta 350 e 500.

Per ragioni di spazio incentriamo l’attenzione su queste moto, ben sapendo che alcuni collezionisti ne iscriveranno di altrettanto prestigiose.

La Guzzi 500 monocilindrica fu la prima moto GP costruita dalla casa del Mandello del Lario, vincitrice della Targa Florio del 1921 con Gino Finzi e, nella successiva versione a 4 valvole, al circuito del Lario nel 1924 ed al Gran Premio di Monza, con Guido Mentasti al primo posto e Erminio Visioli al secondo. Questa moto ottenne altre significative vittorie in circuito, records mondiali (specie nelle lunghe distanze) e successi nelle gare di resistenza, sino al canto del cigno, alla Milano-Napoli del 1932, con Carlo Fumagalli.

La Guzzi 250 nacque nel 1925, con l’obiettivo di ripetere i successi della 500; ottenne anch’essa diversi records del mondo e vinse varie gare. Ne venne poi incrementata la potenza, con l’alimentazione a miscela di benzina, alcool e benzolo ed il compressore. 

La 250 sovralimentata conquistó altri records mondiali, fra cui, nel 1939, quello sul chilometrò lanciato, alla media di 213 km/h. 

Sempre in casa Guzzi menzioniamo la 8 cilindri, che destó grande stupore nel mondo del motociclismo e guidó per 7 giri la gara di Imola del 1956, con Ken Kavanagh. Questa moto venne migliorata sino al ritiro dalle corse della casa, l’anno seguente, con un incremento di potenza ed un’incredibile resistenza all’usura, tanto è vero che superó un test di 900 chilometri tiratissimi sulla pista di Monza.

La Gilera ottenne successi sulle piste di tutto il mondo con la 500 quattro cilindri, presentata nel 1948; una moto di soli 130 kg, con cilindri inclinati di 30 gradi, raffreddamento ad aria, alimentazione ad un carburatore ogni due cilindri e coppa dell’olio inferiore, ricavata nella fusione del blocco motore. Il successo fu immediato in Italia, anche nei confronti delle Guzzi bicilindriche, mentre quello internazionale giunse nel 1950, con Umberto Masetti, anticipato l’anno precedente con il primo ed il secondo posto a Monza di Nello Pagani ed Arciso Artesani. Nel 1952 la moto fu dotata di 4 carburatori ad apertura simultanea e vennero migliorati il telaio e la penetrazione aerodinamica, sicché Masetti tornó Campione del mondo. Nei tre anni successivi la Gilera 500 quattro cilindri vinse il titolo iridato con Geoffrey Duke, impresa ripetuta nel 1957 con Libero Liberati.

La Gilera perfezionó anche un modello di serie, presente in catalogo sin dal 1939, per le gare nazionali e di durata: il monocilindrico 500 Saturno. Questa derivata vinse i Gran Premi di Monza nel 1947 e di Spagna del 1950, nonché, per ben 5 volte consecutive, sul circuito di Ospedaletti. Dal 1951 al 1953 la Saturno, che in onore di quei successi venne chiamata “Sanremo”, venne trasformata con la sostituzione del cilindro, l’adozione di una sospensione anteriore telescopica ed un nuovo telaio, accortezze che consentirono a Libero Liberati di mettersi in evidenza.

La prima versione della Benelli 500 quattro cilindri fu una 350 maggiorata, cui fece seguito, con il debutto vittorioso di Renzo Pasolini nel 1967, la 491 cc. La moto definitiva venne schierata al Gran Premio delle Nazioni del 1968, affidata a Mike Hailwood e Renzo Pasolini; il primo cadde, mentre Pasolini si classificò secondo, dietro ad Agostini su MV. Nel 1972 la Benelli 500 fu protagonista vittoriosa dell’epico duello Saarinen-Agostini a Pesaro e l’anno dopo, con Walter Villa e Roberto Gallina, prese parte alle più importanti corse nazionali.

La Mondial 125 bialbero dominó il mondiale dal 1949 al 1952 con Nello Pagani, Gianni Leoni, Bruno Ruffo e Carlo Ubbiali. La nuova 125 bialbero caratterizzata da un cambio a 5 velocità ed una carenatura totale (già impegnata negli ultimi anni nel modello precedente), venne affidata a Tarquinio Provini. Il pilota, dopo alcune affermazioni nel 1954, vinse il campionato italiano dell’anno successivo ed il campionato mondiale nel 1957. Il reparto corse sviluppó anche una 250 dotata di distribuzione bialbero con cascata di ingranaggi, portata in gara nel 1957 dallo stesso Provìni e da Sandford, che ottenne il titolo mondiale.

La moto Morini 250 GP monocilindrica nacque nel 1956 come un “Rebello” maggiorato, dopodiché venne cambiato il cilindro. La prima affermazione, con Emilio Mendagni e Giampiero Zubani, avvenne al Gran Premio delle Nazioni del 1958. L’anno successivo vinse a Modena ed Imola e nel 1962 Tarquinio Provìni e Walter Tassinari vivacizzarono le gare sui circuiti della riviera adriatica. Provìni quell’anno vinse il campionato italiano, superando, nell’ultima gara ad Ospedaletti, il compagno di squadra Tassinari. Nel 1963 Provìni vinse sia il Gran Premio di Spagna, che il Gran Premio di Germania, davanti alle giapponesi. Lo stesso anno Provìni vinse nuovamente il Campionato italiano, mentre Agostini spuntó quello del 1964 e Bergamonti quello del 1967. 

Sin dal 1950 la MV Agusta era scesa in pista nella classe 500 con una 4 cilindri progettata dall’ing. Remor, lo stesso che in precedenza aveva realizzato la Gilera 4 cilindri. La MV 500/4, con Leslie Graham, vinse nel 1952 i Gran Premi delle Nazioni e di Spagna, ma il pilota incappó in un incidente mortale al TT dell’anno seguente. La moto venne portata alla vittoria in molte corse nazionali ed internazionali da Carlo Bandirola e, nel 1954, si presentò come principale antagonista della Gilera 4 cilindri, anche con Nello Pagani, Dickie Dale e Bill Lomas. Entrarono poi a far parte della squadra corse della MV Umberto Masetti, Ray Amm e John Surtees, che si aggiudicò il Campionato del mondo nel 1956. Dopo il ritiro della Gilera la MV regnó nella classe regina dal 1958 al 1960 con Surtees, Hocking ed Hailwood. Nel 1965 la MV affiancó ad Hailwood un giovane di nome Agostini, che l’anno precedente si era ben comportato, al suo debutto fra i seniores, su Morini 250. Ad Agostini fu assegnato il compito di tornare al successo nella 350, con la nuova tre cilindri e vinse subito al Nurburgring, superandosi negli anni successivi. Nel Gran Premio d’Olanda del 1966 debuttó la nuova 500 tre cilindri, che, nel 1972, lasció il posto alla nuova quattro cilindri. Con la MV Agostini vinse complessivamente 6 titoli mondiali nella 350 (il settimo su Yamaha) e 7 nella 500 (l’ottavo su Yamaha).

Ospedaletti si propone di avvicinare appassionati al motociclismo classico e così preservare un patrimonio di grande importanza, perciò verrà dato spazio anche a moto di particolare pregio storico-tecnico-collezionistico, pur realizzate dopo il 1972, come la Morbidelli 125 e la Laverda 6 cilindri.

Con la prima versione della Morbidelli 125 del 1970 Gilberto Parlotti vinse il

Gran Premio di Cecoslovacchia e l’anno successivo si classificò secondo nelle prime due gare del motomondiale, dopodiché tornò a vincere al Gran Premio delle Nazioni. Nel 1972 il binomio italiano ottenne la vittoria in Germania Occidentale ed in Francia, un secondo posto in Austria ed un terzo in Italia. Parlotti, nettamente al comando nel TT, perse la vita in una disastrosa caduta e fu un colpo durissimo. Nel 1975 la Morbidelli 125 vinse il titolo mondiale con Paolo Pileri, impresa ripetuta nel 1976 con Pierpaolo Bianchi. La Morbidelli del 1976, con i suoi 42 cv a 14.000 giri, generati da un bicilindrico a due tempi con distribuzione a due dischi rotanti, superava i 240 km/h.

La Laverda 6 cilindri che vedremo ad Ospedaletti è uno dei due soli esemplari esistenti realizzati nel 1977. Questa moto è conosciuta in tutto il mondo per le raffinatezze meccaniche. Ha un motore trasversale a “V” di 90° e 995 cc, che sviluppa 140 cv e consente di superare i 285 km/h, con distribuzione a catena a due alberi per bancata, quattro valvole per cilindro, raffreddamento a liquido e sei carburatori. Venne impiegata solo al Bol d’Or del 1978, guidata da Nico Cereghini e Carlo Perugini, con ottime prestazioni sino al ritiro per guasto meccanico. L’anno successivo cambió il regolamento del campionato Endurance, con il divieto di partecipazione per le moto con più di 4 cilindri, dunque l’innovativo progetto fu accantonato.

Ad Ospedaletti verranno quindi raccontati i capitoli principali della gloriosa storia del motociclismo italiano.

Avv. Marco Mazzola