Gli inglesi hanno la fama di essere flemmatici, a differenza dei latini. Quando montano in sella, però, il self-control cede il passo al desiderio di giocare con le leggi dell’equilibrio e della ragione.
Per gli inglesi le due ruote hanno sempre rivestito un fascino particolare; lo stesso che, prima della scoperta del motore a scoppio, esercitavano su di loro i cavalli di razza, animali di gran pregio, domestici e guerrieri al tempo stesso.
Prima del ‘900, in Gran Bretagna, i cultori della velocità su due o quattro ruote furono bloccati da leggi restrittive, che favorivano i veicoli a trazione animale.
Si appassionarono alle gare motociclistiche con l’Emancipation Run, anche perché erano le più facili ad organizzarsi: era sufficiente un velodromo per corse di cicli.
Tutti gli artigiani ed i produttori industriali di bici, quali Ragian, Rudge e Triumph, convertirono la produzione alle motociclette.
Dai centri produttivi di Conventry, Wolverhampton e Birmingham uscirono cosi le prime moto Norton, Rudge, Triump, Matchless, Ajs e Sunbeam.
Caratteristica comune a tutti i modelli della prima produzione inglese furono le brillanti prestazioni e una robustezza meccanica, almeno pari a quella delle grosse bicilindriche americane.
Fin dai primissimi anni le fabbriche inglesi misero in cantiere modelli da competizione, che dominarono per molti lustri le maggiori manifestazioni europee.
Per gli inglesi la possibilità di disputare una gara su strada, sul montagnoso tracciato dell’isola di Man, fu come ripetere la prima edizione della Londra-Brighton.
Nel 1907, dopo anni di trattative con le autorità inglesi e dell’Isola, i corridori britannici ebbero l’autorizzazione di effettuare una grande corsa internazionale, denominata Tourist Trophy, cui si iscrissero quasi tutti i costruttori britannici, in particolare Norton, Triumph e Matchless.
I costruttori inglesi allestirono i modelli da corsa per partecipare alla gara dalle ripide salite, che, per i motociclisti dell’epoca, costituivano un’incognita.
Non mancarono i successi nel Campionato del mondo, sinché non vennero alla luce le più potenti frazionate e plurifrazionate italiane e giapponesi.
Quando la partecipazione alle gare si fece più impegnativa, tecnicamente e finanziariamente, Norton, Ajs e Velocette, divenute le principali esponenti della scuola britannica, si allontanarono progressivamente e polemicamente dalle corse, convinte che la buona qualità dei modelli di serie sarebbe stata sufficiente a sopperire alla mancanza di pubblicità derivante dalla partecipazione al campionato del mondo.
Fu uno sbaglio: le motociclette inglesi, vendute in ogni paese del mondo, avevano sempre adottato soluzioni sperimentate sui modelli da corsa e proprio questo aveva costituito il loro vanto ed il principale motivo del successo commerciale.
Dopo il ritiro dal motomondiale della Norton, ultima a lasciare il campo nel 1954, anche i modelli di serie furono superati dalla concorrenza, cosicché le grandi industrie motociclistiche britanniche, quelle che, per lungo tempo, avevano prodotto le moto più ambite dai veri intenditori ed anche da quelli che semplicemente seguivano la moda, per sopravvivere, furono costrette a riunirsi, accumulando capitali.
Quando anche i capitali furono terminati, dovettero ricorrere al pubblico finanziamento.
Alla crisi industriale non ha trovato riscontro un decadimento delle capacità di guida dei piloti inglesi, difatti i seguaci di Jimmy Guthrie, Alec Bennet e Stanley Woods non furono da meno dei Maestri.
John Surtees fu l’unico pilota al mondo capace di scalare le vette della graduatoria mondiale sia in moto che in auto.
Mike Hailwood è tuttora ritenuto, da più parti, il più grande velocista di tutti i tempi.
Phil Read vinse campionati mondiali nella 125, nella 250 e nella 500.
Barry Sheene, all’epoca considerato il nuovo Hailwood, si laureó anch’esso campione del mondo.
Il motociclismo classico inglese non è solo questo: in Inghilterra risiede la stampa specializzata tra le più competenti al mondo ed un mondo collezionistico che non teme concorrenza, quanto a meticolosità e passione.
Al Gran Premio di Sanremo – circuito di Ospedaletti, parteciparono sia le moto GP inglesi costruire sino alla metà degli anni ‘50 sia moto da corsa derivate dalla serie, condotte da fortissimi piloti britannici, che, peraltro, si distinsero anche alla guida di moto da corsa italiane e giapponesi.
Alle scorse edizioni della Rievocazione abbiamo avuto modo di osservare, specie nella batteria “ancienne”, gloriosi modelli delle più prestigiose case motociclistiche inglesi: Scott, Ajs, Sunbeam, Triumph, Calthorpe, Norton, Hrd, Bsa, British Anzani, Brough, Calthorpe, Rudge, Velocette, Matchless, Vincent ed altre.
Impossibile, anche per ragioni di spazio, dar conto delle caratteristiche tecniche e dei palmares sportivi di tutte le moto, che ci auguriamo di rivedere alla Rievocazione 2022.
Per il seguito avuto ed anche per la numerosa presenza alle scorse edizioni, spendiamo qualche riga di questo modesto contributo su una gloriosa moto: la Norton Manx 500.
Per “Manx” la Norton ha sempre inteso i suoi modelli da corsa in edizione limitata e libera vendita: il nome deriva dal Manx Tourist Trophy.
La Norton costruì i primi “Manx”, che all’epoca si chiamavano “International”, nel 1932, derivandoli dalla moto GP ideata da Arthur Carrol e Joe Craig.
Successivamente il
reparto corse della Norton, per far fronte alla concorrenza delle Rudge, Velocette e Sunbeam, ma anche delle Bianchi, Guzzi e Motosacoche, perfezionó la moto GP, aumentando la potenza del monocilindrico.
La Norton GP vinse il campionato del mondo nel 1950 (500), 1951 (500 e 350) e 1952 (350), dopodiché venne superata dalle pluricilindriche italiane e, come accennato, si ritiró dalle corse.
La Norton Manx continuò però a mettersi in evidenza nei circuiti misti, come quello di Ospedaletti, per via del favorevole rapporto peso-potenza, del talento dei piloti e della capacità dei preparatori, che riuscirono a portarla ad una potenza superiore alle ultime Norton GP.
Il Presidente del Comitato e Direttore tecnico della Rievicazione, Raffaele Cardone (detto Jug), di ritorno dal meeting su pista di Valencia, ha preannunciato che, alla Rievocazione del 4/5 giugno 2022, saranno portate dagli amici spagnoli le 4 moto Greeves che vediamo in foto.
Il marchio di Thundersley, sconosciuto ai più, produceva carrozzine a tre ruote e, negli anni ‘50, convertì anch’esso la produzione alle motociclette.
A metà degli anni ’60, dopo aver realizzato diversi modelli di moto fuoristrada, fornì anche delle moto da pista di 250 cc, chiamate “Oulton” e “Silverstone”, dalla ciclistica particolare.
Non erano destinate ai Gran Premi, bensì ai campionati nazionali e comunque ottennero lusinghieri risultati sui circuiti inglesi, sino all’arrivo delle più potenti Bultaco e Yamaha.